Il sito "mykotrapani.ita" usa i cookies per poter configurare in modo ottimale e migliorare costantemente le sue pagine web e per l'utilizzo facoltativo del forum di discussione. Continuando ad utilizzare il sito Internet fornite il vostro consenso all'utilizzo dei cookies.

Gruppo Micologico  "T. Pocorobba"

Le news di Nino Mannina

Nino Mannina 49 anni: si interessa di studi Micologici da circa un ventennio. Fin dagli inizi è stato allievo del Dott.Salvatore Sergio (il famosissimo Farmacista di Napola, che ci ha lasciato ormai da diversi mesi). E’ stato uno dei soci fondatori del Gruppo Micologico "G. Castronovo", dove Rivestiva la carica di Direttore del comitato scientifico, funzione che tuttora detiene nell’attuale Gruppo Micologico "Tonino Pocorobba", del quale è stato anche Presidente. Ha collaborato ufficialmente per molti anni, con la Rivista a diffusione nazionale Specializzata in Micologia diretta dal Dott. Roberto Galli, “I Funghi dove…quando” ottenendo la pubblicazione sia del Censimento sui funghi di Scorace, che di alcune specie fungine rare o poco conosciute e rinvenute nel trapanese (Tricholoma psammopus,Amanita lepiotoides, Russula odorata, Russula praetervisa,Agaricus bohusii) o non ancora segnalate per la micoflora siciliana (Russula monspeliensis, Russula subazurea). Attuale Direttore Scientifico del Gruppo, svolge anche il ruolo di docente per i corsi regionali tenuti dal Gruppo Micologico "Tonino Pocorobba", validi per il conseguimento del tesserino abilitante alla raccolta dei funghi spontanei nella Regione Sicilia. Scrive personalmente gli articoli di Micologia pubblicati sul sito del Gruppo stesso.

“Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.”

                                                                                                                             George Orwell

E’ ORA DI SMETTERLA!!!

Ritengo che non sia il solo sottoscritto ad accorgersi, che tanto l’informazione mainstream quanto il semplice spettacolo d’intrattenimento, si mostrino ormai per quel che realmente sono: delle farse di pessima qualità, con lo scopo di estinguere quell’ultimo residuale filo di coscienza collettiva, ancora vigile. E’ davvero turpe l’insolenza di questi strumenti, manutengoli di un bieco autoritarismo oppressivo, mascherato da democrazia, i quali sfacciatamente ci ingozzano ogni giorno di menzogne propagandistiche. Fra l’altro così mal confezionate, da scadere nell’infimo livello di minchiate da bar. Ma non voglio affrontare l’argomento in questo spazio: non è la sede adatta. Qui ci si occupa solo della nobile Micologia.

Sfortunatamente, anche i funghi, sono oggetto di una disinformazione abietta, corroborata da uno sfrontato sensazionalismo, che aggredisce il tema o con un’avventurosa superficialità che fa rabbrividire o, viceversa, lo offre nell’amaro calice di un immotivato “terrorismo” pseudo-divulgativo. Tale da raffigurare i “frutti” di questi importantissimi organismi, alla stregua di criminali seriali da cui stare alla larga.

A sostegno di quanto sto affermando, basti tenere presente un programma come  “la prova del cuoco”, che propone i miceti quali elementi per arricchire certe pietanze (il che è senz’altro vero), ma con un’approssimazione pericolosa (il che può essere un disastro).

Oppure, dare un’occhiata agli articoli di cronaca, quando riportano casi di incidenti, originati dall’incosciente consumo di corpi fruttiferi fungini appartenenti a specie tossiche (non sottoposti alle opportune verifiche sanitarie circa la loro commestibilità, operate dagli organi di controllo), i quali in tali sedi, vengono persino tratteggiati come esseri senzienti che compiono il male per il solo gusto di farlo. Arrivando ad essere definiti, a titoli cubitali, “FUNGHI KILLER”.

DSC 0025rq45Veniamo ora al dunque. Tempo fa, un amico mi riferiva di una trasmissione andata in onda in uno dei tanti canali SKY, dal titolo “Cambio cuoco”.  Protagonisti del programma, erano due mariti (di altrettante coppie), provvisti entrambi di una certa capacità nell’arte culinaria. Costoro, nel ruolo di chef domestici, andarono così a cucinare ciascuno a casa dell'altro. Uno dei due, aveva origini siciliane ed era sposato ad una ragazza del nord Italia, che lo aveva convertito ai prodotti naturali. Infatti, all’interno del programma televisivo, preparava pietanze bio, a base di pasta integrale e ragù di soia come primo, e pollo condito con… porcini biologici, per secondo.

L’amico, ascoltata quest’ultima locuzione ne rimase colpito. Persuaso che si trattasse della solita fesseria televisiva riguardo ai funghi, mi telefonò, chiedendo se per caso, avessi mai sentito parlare o cosa cacchio mai potessero essere questi…  “porcini biologici”.  

Alla richiesta, non seppi però rispondere convenientemente, non avendo mai sentito o letto niente nello specifico. In verità, per quel che mi riguardava, non mi ero mai nemmeno posto il problema. Trovavo difatti logico che funghi come i boleti pregiati (oppure gli ovoli buoni, le colombine eduli, ecc.), rintracciabili esclusivamente in ecosistemi boschivi integri, fossero di per sé biologici pur senza essere classificati come tali.

Dietro l’interrogativo, incuriosito, ho perciò tentato di appurare, se davvero i summenzionati “porcini biologici” esistessero veramente.

Detto questo, in seguito a diverse ricerche, sono arrivato alla conclusione che in generale, un alimento possa definirsi biologico, se derivato da lavorazione agricola, condotta senza l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi nella varie fasi della coltivazione, trasformazione e stoccaggio. Durante il percorso produttivo, sono perciò vietati diserbanti, insetticidi, fungicidi, fertilizzanti, coloranti e conservanti non naturali (cioè creati in laboratorio).

Quindi, i succitati funghi, stando a quanto scritto, a rigor di termini non avrebbero i requisiti per essere definiti “biologici”, nel senso qui utilizzato, perché originati da organismi spontanei (i miceli fungini), viventi in ambienti naturali, di certo non soggetti a pratiche agrarie. Non solo, ma non potrebbero nemmeno essere coltivati (almeno per ora) pur volendolo.

Poi, ho cercato alla voce “porcini biologici”, e qui invece ho avuto delle sorprese. Mi sono accorto infatti, che un mucchio di aziende li vendono davvero, sia sott’olio che essiccati o surgelati, certificati da tanto di etichetta nella quale si afferma che i funghi in oggetto, sono stati raccolti in… “boschi incontaminati”. Da ciò, si potrebbe desumere che altre vivande similari, ove non munite di questo marchio di eccellenza, potenzialmente potrebbero altresì provenire, da… “boschi contaminati”!

Ma, a questo punto, cosa significherebbe bosco incontaminato? Che il suolo di una simile foresta, non risulti inquinato da sostanze quali isotopi radioattivi, metalli pesanti o da chissà cos’altro, in quantità tali da “infettare” i funghi ivi raccolti, fino a renderli nocivi per l’uomo, laddove questi li consumasse?

Nondimeno, nella suddetta ipotesi (a meno che non si voglia nutrire un’incondizionata fiducia nella parola dell’importatore, il quale dovrebbe riporre la propria in quella del fornitore), è da supporre che esista da qualche parte, un elenco dal valore ufficiale, in grado di certificare, distinguendo secondo legge, quali siano le selve incontaminate e quali invece quelle contaminate.

O, forse, dobbiamo magari immaginare, che dal materiale arrivato a destinazione, vengano prelevati dei campioni da analizzare in appositi laboratori, per accertarne se il contenuto in percentuale, di eventuali componenti dannosi per il “consumatore”, laddove riscontrati, siano compresi entro i limiti di tolleranza forniti dal ministero della sanità? E’ possibile che facciano davvero così prima di incollarci sopra l’etichetta “prodotto biologico”? A questa domanda, scusandomi per la mia ignoranza, non so tuttavia rispondere.

O ancora, nel caso di porcini secchi o conservati sott’olio, l’etichetta “biologico” attesterebbe per i primi, che non solo siano provenienti dai soliti boschi incontaminati già menzionati, ma che vengano essiccati naturalmente, senza utilizzare antiparassitari contro eventuali infezioni da muffe e successiva irrorazione di conservanti sintetici? Mentre nei secondi che siano stati bolliti in acque sterilizzate e aceto purissimo e ricoperti con oli alimentari particolari senza l’uso degli onnipresenti conservanti di cui sopra? Detto questo, allora ci sarebbe da riflette sui porcini essiccati venduti ovunque, ma senza il bollo “biologici”: chissà dove potrebbero essere mai stati raccolti e che tipo di trattamenti chimici abbiano subito, prima di essere immessi sul mercato? E quelli sott’olio? Meglio non pensarci se non hanno sui barattoli la loro etichettina con su stampato il classico “Prodotto Biologico”   

E con la derrata fresca? Già dimenticavo, quella deve essere qualificata con il marchio di provenienza!!! Il che risolverebbe ogni problema?

Mah! che cosa posso dire infine, ragionando con i dati raccolti, circa ‘stà storia dei porcini biologici? Ahimè, fra tutto quello che mi è passato per la testa, francamente non posso che utilizzare solo l’indimenticabile frase:

A me… me pare ‘na strunzata

parafrasando i comici del famoso trio napoletano “I Tre Tre” che la usavano nei loro sketch.

E aggiungo: non sarebbe forse ora di smetterla di continuare a prendere per il culo tutti quanti? O vogliamo continuare ancora per molto tempo, con l’italico e perverso vezzo, che usa incomprensibili paroloni (anche stranieri e preferibilmente in inglese) per mascherare scempiaggini o farci ingoiare, con termini dei quali non comprendiamo il significato, qualsiasi idiozia o porcata (anche a nostro danno)! Vedasi: jobs act (atto di impiego o di lavoro), sold out (cioè tutto esaurito), open day (giorno d’apertura), election day (giorno delle elezioni), startup (impresa nelle prime fasi di lavoro) e via di questo passo.

Ma andate affanculo!

                                                                                                                      Nino Mannina

Poscritto: Stando così le cose, lasciate che rivolga almeno una parola di conforto a tutti quanti hanno subito un avvelenamento per aver mangiato funghi velenosi, ma raccolti in … foreste inalterate degne di questo appellativo: consolatevi cari amici, sappiate almeno che i corpi fruttiferi di Tricholoma pardinum, Entoloma sinuatum, Amanita pantherina ecc. che avete mangiato e che vi hanno scaraventato al pronto soccorso, erano tutti al massimo grado di biologicità, per cui la vostra intossicazione è stata assolutamente… genuina e di prima qualità!!!