Con questo contributo, continuo l'illustrazione di specie fungine poco note o interessanti che costituiscono il corteggio micologico, ospitato dai nostri boschi. Questa volta affronteremo l’argomento Tricholóma, fornendo la scheda e le osservazioni in allegato, relative ad una bellissima specie, che saltuariamente fa la sua comparsa nelle selve nostrane, mi riferisco al Tricholòma álbum. Buona lettura.
Tricholóma álbum (Schaeff. : Fr.) P. Kumm.
Sin.: Tricholóma thalliophilum Rob. Henry
Ecologia e Corologia di massima: in Italia è presente ovunque. Probabilmente stabilisce legame selettivo con Quercus sia decidue che a foglia persistente.
Ecologia e Corologia locali: Nell’Agro Ericino, rintracciabile nel Bosco di Scorace (Comune di Buseto Palizzolo) in associazione con Quercus suber (sughera) o Quercus ilex (leccio) in loc. Monte Inici (compreso nel territorio comunale di Castellammare Del Golfo, quindi al di fuori dell’Agro suddetto).
Tipologia di crescita dei carposomi: isolata o gregaria, talvolta connata.
Dimensioni e aspetto generale dei corpi fruttiferi: Questa specie esprime basidiomi dalla taglia media, attorno ai 10 cm relativamente al diametro pileico nell’adulto, con un gambo di norma slanciato (alto indicativamente circa 12-14 cm).
Cappello: A perimetro orbicolare, volentieri ellittico, talvolta asimmetrico, a perfilo non sempre lineare, essendo infatti in gran parte dei casi delimitato da una linea sinusoide a curve più o meno accentuate. Superficie pileica da regolare a gibbosa. Cappello di medie dimensioni, compatto, di buon spessore, dalla consistenza soda, solo tardivamente più cedevole. Nel primordio emisferico altrimenti conico-campanulato, durante il corso dello sviluppo convesso, in seguito piano-convesso, spianato nel maturo, persino piano-depresso in vetustà. Talora con largo mammellone discale, talaltra con escrescenza centrale ad umbone più o meno evidente e dall’apice ottuso. Orlo raramente regolare, dapprima e per lungo tempo arrotondato-inflesso, successivamente più disteso, alle volte come ammaccato, occasionalmente inciso da sparsi tagli radiali, in ogni caso poco profondi. Margine dapprima involuto, alquanto lentamente dispiegato, infine disteso, sottile ed eccedente, raramente lineare, di regola sinuato o lobato. Cuticola unita, glabra, asciutta, viscida e brillante a tempo umido, altrimenti opaca, talvolta decorata da guttule innate diafane, di color nocciola o albicocca chiaro, isolate o disseminate qua e là, oppure disposte concentricamente fra la zona dell’orlo pileico e la fascia peridiscale. Il colore della cuticola è bianco, punteggiato da rade macule rugginose, velato per zone di nuances camoscio, più nette nel comparto discale, tendenti a divenire più scure ed estese in vecchiaia.
Imenoforo: costituito da lamelle rade, ben spaziate, mediamente alte, elastiche poi fragili, intercalate da lamellule. Smarginato-uncinate al gambo, acute indietro. Di colore bianco, con lievi riflessi sabbia nei seni interlamellari, il filo irregolare e concolore. Macchiate di brunastro ove contuse.
Gambo: di regola piuttosto slanciato, ora più sottile ed esile, ora di spessore rilevante e robusto; cilindrico o con rigonfiamento basale, altrimenti grossolanamente obclavato, con la base arrotondata e ordinariamente ritorta su di un lato, raramente dritto, essendo più di sovente ricurvo o anche flessuoso. Compatto, rigido, di consistenza soda, appena più fragile solo in età. Corteccia asciutta, fibrillato-innata, a riflessi sericei. Pigmentato interamente di bianco, ma tendente a macchiarsi vivamente di terra di siena alla manipolazione.
Carne: a trama omogenea, soda ma tardivamente più cedevole nel pileo, fibrosa nello stelo, il quale è dapprima pieno per divenire infine fistoloso. Alla sezione biancastra, immutabile.
Odore: poco definibile, come di humus misto a effluvi speziati non ben identificabili, con nota secondaria gradevole dal sentore iacintino. Netto farinaceo alla sezione.
Sapore: dapprima nullo. Alla lunga amaro o piccantino.
Sporata: di colore bianco
Commestibilità: tossico. Attenzione se ingerito causa sindrome a breve latenza definita acroresinoide.
Osservazioni: Tricholáma álbum, è una specie interessante. Assolutamente sconosciuta dalla tradizione popolare dell’Agro Ericino. Per quel che ho potuto analizzare, il taxon qui illustrato, sembra possedere una certa adattabilità chemio-pedologica, infatti pare adeguarsi sia ai suoli acidi che a quelli alcalini, anche se credo di poter affermare, che la disposizione per i primi, appare prevalente. E’ specie micorrizzica e nelle selve del trapanese si lega tanto a Quercus suber (nel Bosco di Scorace), quanto a Quercus ilex(leccio), sul Monte Inici. T. álbum fruttifica, almeno in Sicilia occidentale, preferibilmente in forma gregaria, con diversi carposomi ravvicinati. Crescite isolate o al contrario connate, non sono comunque rare. Dal punto di vista fenologico, pare gradisca frutticare nel periodo primo-autunnale o meglio, nel mese di ottobre. Tuttavia, ove le condizioni climatiche lo consentano, può prolungare il periodo suddetto, fino a novembre inoltrato. Differenzia i basidiomi tanto in zone aperte quanto fra la vegetazione arborea. Sembra disporre di un ciclo riproduttivo pluriennale, con lauta diffusione di corpi fruttiferi in certe stagioni, soprattutto quando siano frequenti ed abbondanti le precipitazioni piovose, entrando successivamente in una fase di letargo generativo, capace di protrarsi molto a lungo (diversi anni). Per poi rimanifestarsi, palesando allora numerosi basidiomi. E’ ovvio che il dato desunto da osservazioni personali, sia indicativo ed abbia valore di indirizzo solo per il comprensorio in esame, non avendo merito di regola applicabile ad altri siti. Esistono diversi sosia del Tricholoma album, perfettamente confondibili con quest’ultimo. Primo fra tutti il Tricholòma stiparophýllum (S. Lundell) P. Karst. (sin.: Tricholòma pseudoálbum Bon). La somiglianza fra queste due specie è sconcertante. Tuttavia esistono elementi discriminatori eco-morfologici rilevanti, che ne consentono una sicura separazione, ad iniziare dall’habitat. Difatti Trichòloma stiparophýllum, per quanto riportato dalla letteratura specialistica, è associato esclusivamente a Betula s.l. (betulla). In Italia, il gruppo è rappresentato da Betula pendula Roth, diffusa nell’arco Alpino, nell’Appennino abruzzese e campano. Sull’Etna insiste un endemismo, Betula aetnensis Raf, la cui quota di vegetazione oscilla fra i 1.300 e i 2.100 mt s.l.m.. Come si evince da quanto detto, tale essenza risulta completamente estranea ai consorzi silvani presenti nell’Agro Ericino, espressioni tipiche del piano collinare-planiziario mediterraneo e quindi dell’orizzonte delle latifoglie xero-termofile. Le dimensioni dei basidiomi espressi dalle due specie sono dissimili: T. stiparophýllum infatti differenzia corpi fruttiferi di statura sensibilmente maggiore e forse con elementi strutturali (cappello e gambo) dalle forme più regolari e meno tormentate. Inoltre questa specie, è caratterizzata quasi sempre, da costolature presenti lungo l’orlo dell’intera circonferenza pileica, più leggibili in basidiomi giovani: particolare che non condivide con il “gemello”. Ed ancora, T. stiparophýllum presenta le superfici dello sporoforo immutabili al tocco, mentre nel T. álbum, il gambo tende ad imbrunire, anche se in modo lento, ove manipolato. Per di più, la nostra specie ha lamelle sensibilmente più rade del sosia, il quale esibisce un imenoforo a lame più strettamente contigue. L’odore in T. álbum, pur essendo un po’ sgradevole, non è comunque nauseante, e l’emanazione odorosa di farina, immediatamente avvertibile al taglio, è tipica di tale specie. A proposito dell’odore effuso da T. álbum, debbo dire che ho avuto modo di investigarne gli aspetti, e ritengo che ciò meriti un breve approfondimento. Alla raccolta, lo sporoforo esala un timbro odoroso penetrante, difficilmente qualificabile, dal sentore che rammenta l’humus. A tale aroma primario si miscelano note accessorie di difficile interpretazione, forse speziate. Dopo qualche minuto, subentra un odore secondario, completamente diverso dal precedente, gradevolissimo stavolta: un afrore floreale paragonabile all’odore di giacinto, fra la cui emissione si avverte ancora un vago olezzo humico, ma assai flebile ed incostante. In ultimo, ed è il carattere olfattivo chiave per il riconoscimento della specie, sezionando lo sporoforo, incidendone quindi la trama, con conseguente versamento del contenuto ifale, il corpo fruttifero effonde un odore senz’altro relativo a qualche sostanza intracellulare, che libera una fragranza dal timbro netto e deciso di farina. Riassumendo: alla raccolta abbiamo un odore che ricorda quello dell’humus misto a note speziate, a cui segue un piacevole aroma floreale, mentre un deciso e netto timbro farinaceo viene immediatamente estrinsecato al taglio, molto più apprezzabile in prossimità della zona basale o mediana dello stipite. Assolutamente da evitare, lo scambio di una notissima specie edule, quale Hygróphorus penárius (lardaiolo bianco, edule) con il T. álbum, episodio non impossibile, vista la similitudine morfo-cromatica esistente fra i due taxa. Tale da indurre in errore il raccoglitore poco attento o inesperto. Si tratta di un’eventualità certamente non remota anche nell’Agro Ericino, dal momento che il Bosco di Scorace, li ospita entrambi. Vediamo quindi come distinguerli adeguatamente. La pigmentazione generale, è piuttosto conforme nei basidiomi di ambedue le specie. Esaminiamo ora i parametri di raffronto morfologici. Iniziamo dalle dimensioni: gli sprofori di T. álbum hanno dimensioni appena medie. Quelli di H. penárius sono sensibilmente più grandi e robusti. Il cappello: in T. álbum è convesso, piano solo a maturità. In H. penárius è nettamente depresso a maturità. L’imenoforo: è costituito in T. álbum, da lamelle smarginato-uncinate al gambo, dritte, alte e fragili. In H. penárius, le lamelle sono leggermente decorrenti sul gambo, oltre ad essere basse, spesse e a profilo falcato. Il gambo: in T. álbum è slanciato e, il più delle volte, abbastanza sottile, con la superficie fibrillato-innata. In H. penárius è assai più robusto e tozzo, rivestito da minute squamule. Organoletticamente, la differenza è netta. Difatti T. álbum ha un odore peculiare, penetrante, certamente molesto, anche se non repellente, immediatamente riconoscibile e sapore piccante anche se alla lunga. H. penársius, invece esprime una fragranza grata, piacevole, come di latte bollito o di panna, e sapore dolce.
Tricholoma album. Specie TOSSICA.
Hygrophorus penarius. Specie EDULE.
Il Tricholóma lascìvum (Fr.) Gillet, assente nei nostri boschi, pur se abbastanza simile al T. álbum, ha cuticola color nocciola e odore rancido con nota fruttata. Come il taxon protagonista di questa scheda, è probabilmente tossico. Tricholóma columbétta (Fr.) P. Kumm., edule, manca anch’esso dal novero della flora micologica locale, pur essendo presente in Sicilia. Nonostante possieda caratteri cromo-somatici, abbastanza simili alla specie in trattazione, ha odore dissimile, cioè leggero di farina e sapore grato inoltre, presenta alla base del gambo delle evidenti sfumature azzurro-verdastre, anche se non sempre visibili. Espressioni albine di Tricholóma térreum o di Tricholóma scalpturátum, hanno dimensioni molto più contenute, spiccata fragilità, e cuticola del cappello feltrata o feltrato-squamulosa. Inoltre i parametri organolettici sono molto diversi, da quelli che caratterizzano T. álbum.
Tricholóma álbum
Compendio dei caratteri identificativi
Habitat: a Scorace associato a Quercus suber (sughera) a Inici a Quercus ilex (leccio)
Dimensioni: medie;
Consistenza: compatta, soda, più cedevole in tarda età;
Cappello: sovente irregolare dalla superficie gibbosa, talvolta con mammellono o largo umbone centrale, orlo unito senza striature, il margine sinuoso o lobato, la cuticola glabra, bianca sfumata di toni camoscio, viscida e brillante a tempo umido altrimenti opaca;
Lamelle: rade, tipicamente smarginato uncinate al gambo bianche e dai riflessi sabbia, macchiate di marrone tenue ove contuse;
Gambo: slanciato, da sottile a robusto, cilindrico o obclavato, rigido, asciutto, a riflessi sericei, bianco, ma tendente a macchiarsi vivamente di terra di siena alla manipolazione;
Odore:come di humus misto a effluvi speziati non ben identificabili, a cui subentra dopo diversi minuti una nota secondaria gradevole dal sentore iacintino. Netto e farinaceo alla sezione.
Sapore: dapprima nullo. Alla lunga amaro o piccantino.
Sporata: di colore bianco
N.B.: in grassetto rosso sono segnati i caratteri distintivi più importanti.
Testo e Foto di Nino Mannina
Valderice, 5 maggio 2015